PORT SUDAN 23 FEBBRAIO 2011

Forse si chiama Mohammed, come tanti da queste parti. Si ferma davanti al cantiere con il suo dromediario carico di legna fino all’inverosimile e chiede al nostro capo cantiere la direzione per il centro di Port Sudan. Poi, come niente fosse, prosegue il suo cammino verso la meta. Mi pare di essere entrato in una specie di macchina del tempo, surreale ed affascinante. Quest’uomo è come cristallizzato in un frammento di storia dimenticato. Sono gli incontri che si possono fare nel nostro cantiere in quest’angolo d’Africa, in uno dei quertieri più poveri di questa città.
Per ora i risultati del referendum sulla seprarazione del sud Sudan, che ultimamente avevano preoccupato un po’ tutti, non sembrano avere provocato problemi ed instabilità e questo ha fatto sì che il lavoro in cantiere non subissero alcun rallentamento. A Luglio quindi, se tutto procede senza intoppi, dovremmo poter essere in grado di consegnare la clinica allo staff medico.